Cosa vogliamo? Vogliamo gestire l’acqua in termini di responsabilità collettiva e solidale, per garantirne l’accesso a tutte e tutti e tutelarla come bene comune. Vogliamo un nuovo modello di pubblico, basato sul controllo democratico e la partecipazione diretta dei lavoratori, dei cittadini e delle comunità locali.
Perché un referendum? L’attuale governo, così come altri di diverso colore politico, ha invece deciso di consegnarla ai privati e alle grandi multinazionali. Noi tutte e tutti possiamo impedirlo, sostenendo oggi la campagna e votando 2 SÌ quando, il 12 e 13 giu- gno, saremo chiamati a decidere. È una battaglia di civiltà. Nessuno si senta escluso.
Perché due quesiti? Perché vogliamo eliminare le norme che in questi anni hanno spinto verso la privatizzazione dell’acqua. Perché 20 anni di politiche neo-liberiste hanno trasformato un diritto in una merce, a beneficio di privati e multinazionali, a scapito della qualità del servizio.
- Fermare la privatizzazione dell’acqua
Si propone l’abrogazione dell’art. 23 bis della Legge n. 133/2008, cosi come modificato dall’art.15 del decreto 135/2009 (Decreto Ronchi) relativo alla privatizzazione dei servizi pubblici locali, compreso quello idrico. Abrogare questa norma significa contrastare l’acce- lerazione sulle privatizzazioni imposta dal Governo e impedire la definitiva consegna al mercato dei servi- zi idrici in questo Paese.- Fuori i profitti dall’acqua
Si propone l’abrogazione dell’art. 154 del Decreto Legislativo n. 152/2006 (Codice dell’Ambiente), limi- tatamente a quella parte del comma 1 che dispone che la tariffa per il servizio idrico sia determinata tenendo conto dell’“adeguatezza della remunera- zione del capitale investito”. Abrogando questa parte dell’articolo sulla norma tariffaria: - si impedisce di fare profitti sull’acqua - si determina una immediata riduzione della tariffa pagata da ogni cittadino.